L’adolescenza non è una malattia

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L’adolescenza non è una malattia

Essere adolescenti è sempre un duro lavoro!
Ci si ritrova a fare i conti con la propria ricerca di autonomia e il desiderio di sentirsi accettati, le paure del cambiamento e la voglia di libertà, le amicizie come misura del valore personale e i genitori come portatori di limiti… insomma una centrifuga!

Mi è capitato di seguire dei genitori in crisi alle prese con figli adolescenti e in piena ribellione e mi capita di lavorare con giovanissimi alle prese con tante contraddizioni, con la sensazione di essere diversi dal resto del mondo, con l’insofferenza per la condizione di non totale autonomia e allo stesso tempo la difficoltà di operare scelte e mettersi in relazione con una buona comprensione di sé e dell’altro come teoricamente dovrebbe succedere man mano che si matura.

Durante queste esperienza professionali mi sono più volte accorta che i genitori faticano a comprendere i figli perché continuamente riferiscono a sé stessi le scelte di questi ragazzi, mentre, i figli tante volte stanno solo cercando di costruirsi un loro posto nel mondo.

Questi temibili adolescenti sono persone alla ricerca dei modi che più consentono loro di avere un proprio ruolo in relazione agli altri e qui sotto provo a riassumere le tappe fondamentali di questo processo.

 

Cambiamenti fisici:

voce, pelle, brufoli, peli, seno, altezza (o bassezza), l’immagine di sé che cambia allo specchio, la voglia di sembrar grandi, la scelta di abbigliamento che comunichi, i primi trucchi, le prime rasature… tutto un insieme di prime volte che compare un pezzo di sé che non si sa quanto a lungo resterà, forse per un periodo, forse per sempre caratterizzerà il proprio aspetto fisico.

Si mescolano la paura e la voglia di scoprire come si diventa, attraverso il proprio sguardo e attraverso lo sguardo altrui.

Cambiamenti affettivi:

i genitori non possono più essere la bilancia di tutte le cose, c’è bisogno di emanciparsi, di mettere in discussione i valori proposti dagli adulti e dalle figure di riferimento in particolare.
A un adolescente non interessano gli insegnamenti dei genitori, interessa trovare un metodo per costruirsi i propri insegnamenti.
La famigerata ribellione non è altro che il tentativo di legittimare la propria capacità di farcela.

Relazioni:

il vero tesoro di un adolescente sono le amicizie, il far parte di un gruppo e i primi batticuori. La voglia di appartenenza è grande e allo stesso modo lo è la paura del rifiuto.
Sentirsi parte di un gruppo di amici, una squadra di pallavolo, una band o dei boy scout è un’esperienza che aiuta a rafforzare la fiducia in sé stessi, nella possibilità di essere amabili anche al di fuori delle relazioni primarie con i genitori e allo stesso tempo dà la possibilità di condividere passioni, pensieri, di supportarsi e sentirsi in buona compagnia nel viaggio che si sta facendo. Ahimè, questo succede anche nel caso in cui far parte del gruppo porta ispirazioni negative, richiede schierarsi contro qualcun altro (ad esempio nei fenomeni di bullismo).

In alcuni casi il bisogno di sentirsi accettati supera di molto il senso di responsabilità, la consapevolezza delle conseguenze di ciò che si compie e la percezione del pericolo. (In quest’ultimo caso può essere opportuno l’aiuto di un professionista.)

Sentimenti:

innamoramenti e prime sofferenze espongono a grandi emozioni e brucianti ferite che si consumano tra la voglia di riservatezza per paura di essere rifiutati e il bisogno di confronto per sentirsi approvati.

Le prime esperienze di messa in gioco dal punto di vista amoroso scatenano tante ansie e possono generare risposte contraddittorie o creare connessioni tra il provare sentimenti e il soffrire o minare la fiducia verso ciò che si sente.

Ideali:

nascono i grandi sogni, i progetti, i desideri di realizzare qualcosa in prima persona. Assieme ai desideri crescono i dubbi, la paura di non farcela.
Da un lato ci si coinvolge in maniera totalizzante in delle imprese che si pensa possano realizzare ciò in cui si crede, dall’altro si può avere paura di investire ed evitare di farlo.

A volte gli adolescenti scommettono tutto quello che hanno in una qualche impresa, in modo anche impulsivo e con cieca fiducia, a volte scelgono di non fare alcuna scommessa, ritirandosi in sé stessi, facendo fatica a portare avanti anche gli “obblighi” consueti di quella età, come la scuola, spesso rinchiudendosi in un mondo virtuale fatto di videogiochi, serie tv, giochi di ruolo ecc. evitando relazioni e sfide della realtà. Anche in questo caso è opportuno un aiuto psicologico.

 

Queste riflessioni sono nate dalle mie osservazioni, più che da qualsiasi manuale e spero possano dare qualche chiave di lettura in più tanto agli adulti, quanto ai giovanissimi.

E infine… chi non è mai stato adolescente…alzi la mano! 🙂

 


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Dr.ssa Veronica Mormina Psicologa
Dr.ssa Veronica Mormina Psicologa
Aiuto le persone a costruire percorsi verso i loro obiettivi e il loro benessere. Insieme tracciamo la posizione di partenza, la direzione e il tragitto verso la meta.

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