Disturbi alimentari e figli adolescenti: indicazioni utili

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Disturbi alimentari e figli adolescenti: indicazioni utili

disturbi alimentari

I disturbi alimentari insorgono per lo più in adolescenza. I genitori sono spesso impreparati, confusi e cercano di fare del loro meglio, improvvisando.

Secondo una stima il 10% delle ragazze tra i 15 e i 25 anni  ha disturbi alimentari parziali, ovvero con un livello di gravità non tale da essere diagnosticato. Mentre una su 200 è anoressica e una su 100 bulimica. Si tratta di disturbi che coinvolgono prevalentemente il sesso femminile, ma non va sottovalutato il crescente tasso tra i maschi. Condivido qui alcune informazioni di base sui disturbi alimentari e alcune utili indicazioni per i genitori.

 

 

Disturbi alimentari: di cosa si tratta

 

Quando parliamo di disturbi alimentari facciamo riferimento a una alterazione del rapporto con il proprio corpo e con il cibo.

I disturbi alimentari più noti sono:

 

Anoressia nervosa: caratterizzata da rifiuto del cibo e digiuno, oppure da comportamenti finalizzati all’eliminazione, quali vomito e/o uso improprio di lassativi e diuretici

Bulimia nervosa: caratterizzata da “abbuffate”, con ingestione di cibo in quantità notevolmente eccessive in un breve tempo, con la sensazione di non poter esercitare un controllo su ciò che si sta mangiando. Queste abbuffate vengono poi compensate con comportamenti purgativi (vomito, diuretici, lassativi) o con digiuno e attività fisica fatta a scopo compensativo.

Disturbo da alimentazione incontrollata (o Binge Eating Disorder): forme di bulimia non accompagnate da comportamenti finalizzati al controllo del peso, spesso associato ad obesità.

 

 

Un problema adolescenziale

 

L’adolescenza sembra il periodo di maggiore rischio di insorgenza dei disturbi alimentari più diffusi. In particolare la fascia tra i 15 e i 25 anni. Tuttavia vi sono casi di insorgenza in età infantile e casi di insorgenza anche intorno ai 40 anni o addirittura nel periodo della menopausa.

Il periodo adolescenziale è caratterizzato da cambiamenti psicofisici notevoli, che rendono le persone insicure e vulnerabili a pressioni sociali e psicologiche. In questa fase di crescita si alternano la voglia di sperimentare e di indipendenza con i timori di dovercela fare da soli e dover distaccarsi dai genitori.

È il momento in cui si comincia a ricercare una propria identità. Si cerca di capire chi si è e che ruolo si gioca nel mondo. Questa fase di ricerca può essere talvolta più difficoltosa ed espone l’adolescente a una insicurezza di fondo. Non si sa chi si è né chi si può diventare. Si può così creare una oscillazione tra l’essere insoddisfatti di chi si è e il voler essere migliori, in una ricerca a volte rigida e inflessibile.

Nonostante alcuni comportamenti siano comuni tra persone con disturbi alimentari, le caratteristiche psicologiche delle persone che hanno questi disturbi sono molto diverse tra loro.

 

 

Fattori psicologici associati

 

Non esistono cause specifiche per l’insorgenza dei disturbi alimentari. Per lo più si parla di insieme di fattori che aiutano a comprendere l’insorgenza di questi problemi.

Sicuramente gli aspetti psicologici costituiscono il cuore del problema, sebbene sia necessario affrontare questi disturbi anche da un punto di vista organico, a causa delle numerose complicanze che essi portano sul piano fisico.

Tra gli aspetti psicologici è difficile discriminare tra quelli che hanno contribuito all’insorgenza dei disturbi alimentari e quelli che ne sono conseguenza. È possibile individuare comunque alcune dimensioni frequentemente associate ai disturbi alimentari:

  • Perfezionismo
  • Bassa autostima e vergogna di sé
  • Difficoltà relazionali ed evitamento
  • Irritabilità/Disinteresse verso persone e situazioni

 

 

Cura dei disturbi alimentari

 

Non bisogna dare per scontato che eliminare il sintomo sia sinonimo di cura e risoluzione del disturbo. Anzi, frequentemente la sola eliminazione dei sintomi può essere terrificante per la persona. Chi soffre di disturbi alimentari infatti trova nei disturbi stessi sollievo da altri malesseri più profondi. Nel disturbo confluiscono dei significati e delle sofferenze che resterebbero scoperti, in caso di eliminazione delle condotte disturbate. Una volta messi al sicuro i parametri vitali, è opportuno fare un lavoro psicoterapeutico sulle dimensioni specifiche collegate, che variano di persona in persona.

Non è utile colpevolizzare nessuno. Occorre comprendere le dinamiche sottese e costruire alternative valide. Occorre  sciogliere il dolore ed elaborare le ferite psicologiche alla base del malessere.

 

 

Suggerimenti per i genitori

 

Evitate di intavolare trattative e accordi sul cibo. Ascoltate i desideri, cogliete le paure e le spinte di indipendenza dei figli. Il cibo non è il piano su cui si gioca il malessere. Rispettate anche i silenzi, senza avventarvi con consigli e indicazioni su ciò che dovrebbe fare. In questo modo l’effetto sarebbe quello di alimentare il senso di inadeguatezza.

Non cercate di controllare: alla base di questi malesseri c’è spesso proprio il conflitto tra dipendenza e autonomia. Il controllo sul cibo ingerito o sul peso da parte di qualcun altro contribuisce a mantenere questo conflitto.

Offrite il vostro supporto senza voler essere risolutori del problema.

Non abbiate paura della crescita! Voi per primi, genitori, non temiate di essere abbandonati e non mettetevi troppo in discussione. Un figlio che cresce si allontana un po’ per mettere su dei rami forti e ampi. Rami con cui possa anche tornare a mantenere un contatto con i genitori. Nel caso in cui questo comporti per il genitore la sensazione di perdere un ruolo, è opportuno chiedere aiuto.
Un percorso di sostegno psicologico, di sostegno alla genitorialità o un percorso psicoterapeutico può aiutare il genitore stesso a lasciare spazio senza la sensazione di perdere terreno e a rielaborare modi diversi di continuare a essere genitore.

 

Ricordate, infine: non è questione di buona volontà, ma di un malessere profondo e delicato . In quanto tale, potreste non essere voi né la causa, né tanto meno la soluzione.

 

 

 

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Dr.ssa Veronica Mormina Psicologa
Dr.ssa Veronica Mormina Psicologa
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