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Come proteggere le proprie ferite | Veronica Mormina Psicologa

Sai proteggere le tue ferite?

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Sai proteggere le tue ferite?

A volte gli eventi spiacevoli della vita e le ferite subite ti portano a irrigidire alcune convinzioni. Decidi che non vuoi sentirti più debole e vulnerabile. Costruisci così protezioni solide che proteggano per bene da future ferite. Almeno in teoria.

O meglio, ti proteggono sì da qualcosa, ma ti espongono ad altre vulnerabilità che ancora non sai.

 

La corazza ti frega

 

Quando tutte le difese hanno a che fare con l’essere duri, inflessibili, intransigenti, il rischio di incappare in altre ferite diventa ancora più alto.

Quando ti costruisci una corazza fortissima stai affidando tutta la tua protezione a un unico elemento: la corazza appunto. Quello che sta sotto la corazza non diventa affatto più forte. Anzi.

La parte che ritieni fragile diventa ancora più fragile.

Si disabitua a qualsiasi contatto esterno e, per quanto questo la possa tutelare, alla lunga, le impedisce di rinforzarsi.

 

Se i tuoi sentimenti sono stati feriti e decidi che quei sentimenti non li rimetterai più in gioco, li incateni, lasciandoli eternamente feriti. Costruendoci sopra un armatura troppo massiccia impedirai a quelle ferite di guarire e impedirai a te stessa di rivivere quei sentimenti ed elaborarli. In altre parole dirai addio a una parte di te, che, pur continuando a esistere, non metterai più in gioco.

 

Cosa potrebbe succedere però se qualcosa dovesse superare la barriera e arrivare al punto ferito?

Come immagini andrebbe se a un certo punto l’armatura avesse qualche problema?

Sarebbe un bel guaio! Tanta fatica a proteggersi e in un attimo le ferite ricomincerebbero a dolere.

 

Protezione 2.0

 

Ecco un esempio che mi è capitato di condividere con qualche mia cliente.

In studio ho sempre dell’acqua e dei bicchieri di plastica. Per un periodo, casualmente mi sono trovata con bicchieri di 3 plastiche diverse. Ho riflettuto su quali fossero migliori e, per decidere, ho dovuto chiedermi per quale scopo. Ogni tipo di plastica infatti offriva vantaggi e svantaggi.

Mi sono chiesta:

Se l’obiettivo fosse, per esempio, una migliore resistenza agli urti?

Prima di andare avanti ti mostro una foto dei 3 bicchieri in questione.

 

 

reagire alle ferite

 

Sono in ordine di durezza e rigidità.

Il bicchiere a sinistra è di plastica rigida, quello bianco meno, quello a destra invece è proprio di plastica molle.
A quest’ultimo bisogna prestare più attenzione. Si rischia di far cadere il suo contenuto se lo si afferra con una presa un po’ decisa.  Essendo molle, facilmente si ripiega su sé stesso, modificando la sua forma in base alla presa della mano che lo stringe.

Potrei dire che questo è il bicchiere meno resistente.

 

Eppure, se provi a giocherellarci, a stringerlo e rilasciarlo, rimane intatto e continua a essere utilizzabile.

 

Viceversa, gli altri due bicchieri, se stretti, si rompono subito. La plastica si taglia da sola, rendendo il bicchiere inutilizzabile.

 

Come evitare nuove ferite

 

I tuoi sentimenti sono un po’ come questi bicchieri.

 

Tanto più cerchi di renderti dura, forte e rigida nelle tue difese, tanto più ti rendi frangibile.

 

Frangibili lo siamo tutti, eh. Ma il tentativo di far fronte alle strette e agli urti, diventando più dura, ti lascia invece piuttosto fragile. Senza che tu te ne renda conto. E proprio per questo non rendertene conto, sarà più facile trovarti ancora a star male per le stesse delusioni, per le stesse prove, per gli stessi dispiaceri.

 

Ti svelo un segreto: la rigidità non è forza!

 

Hai presente perché prima di ogni allenamento o prestazione fisica occorre fare un riscaldamento?

Ecco.

Mantenere flessibilità significa restare allenati e mantenere buoni riflessi. Essere flessibile e poter ripercorrere esperienze che sono state anche spiacevoli ti permette di cambiarne le modalità.

Ammorbidirsi è tutt’altro che rendersi deboli.

 

 

 

 

 

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Dr.ssa Veronica Mormina Psicologa
Dr.ssa Veronica Mormina Psicologa
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