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E ricevi in omaggio 6 Passi alla meta: Guida pratica che costruire sentieri dove non ci sono
Chiudere una relazione sentimentale è sempre un passaggio delicato.
Chiudere una relazione profonda, su cui hai investito molto, sia cronologicamente, sia emotivamente, è ancora più arduo.
Chiudere una relazione profonda e su cui hai investito, in quella fase di vita in cui senti di aver gettato solide basi per il futuro, ma questo futuro è ancora da mettere in cantiere, sembra ancora più difficile.
Mi riferisco alle crisi arrivate in quello che Dante Alighieri considerava il mezzo del cammin di nostra vita, cioè circa tre o quattro anni prima dei 40 anni. Un’esperienza tanto importante quanto complessa e piena di sfaccettature.
Mi è successo più volte di seguire in terapia persone che si sono trovate in una profonda crisi personale collegata a una crisi della loro relazione di coppia. Come se a un certo punto chiudere una relazione fosse un evento meno anticipabile per quella fase di vita, non prevedibile e non ci si sentisse pronti ad avere a che fare con cambiamenti così importanti. In questo contesto, chiudere una relazione sembra un’esperienza che esula dalle previsioni o dalle aspettative personali.
Questo diventa ancora più evidente quando hai la sensazione di dover ancora raggiungere molte tappe tra quelle che avevi in mente per la tua coppia. Ti trovi di colpo a fare i conti con ciò che poteva, anzi sarebbe dovuto essere, e, a questo punto, probabilmente non sarà più.
Ciò che davvero sembra difficile infatti è accettare, non tanto di chiudere una relazione su cui hai investito e lasciar andare il partner, quanto di lasciar andare le parti di te che vivevano in quella relazione e grazie a quella relazione.
Puoi trovarti a fare i conti col passato, a rimuginare e ripercorrere tutti i momenti dove cercare presunti errori, presunte colpe. Analizzi i singoli frame della relazione per trovare il punto di rottura, il granello che ha inceppato il rapporto.
Questa estenuante analisi però non tocca solo al passato. Senza accorgertene, passi in rassegna anche tutti i momenti del futuro che avevi immaginato o che stavi attendendo. Come se dovessi fare una sorta di conta delle cose che ti stanno venendo a mancare: momenti passati, condivisioni vissute, ma anche realizzazioni di speranze e progetti ancora da costruire.
La sensazione di paura e smarrimento si accompagnano alla confusione. Emerge il timore di non farcela da sola, il timore di aver qualcosa da rimproverarti, timore di essere abbandonabile.
In questa circostanza è facile che ti trovi a fronteggiare pianti indesiderati, notti insonni, pianti liberatori, sintomi vari di ansia e/o di depressione.
Si è aperto un grande cantiere fatto di domande e paure.
E le domande più importanti che emergono, anche a un livello inconsapevole, sono:
Non è facile dare risposta a queste domande, o almeno risposte che non ti portino altro dolore. Soprattutto, non è facile cercare le risposte a queste domande se non ne sei consapevole.
Facilmente ti trovi a sceglierti un ruolo tra “vittima di un’ingiustizia”, “vendicatore” o “qualcuno che ha bisogno di essere salvato”, a seconda dei motivi a cui attribuisci il fallimento della relazione.
Succede che metti al vaglio delle importanti valutazioni sulla tua persona, senza esserne consapevole e quindi finisci per chiudere il caso alle prime risposte che raccatti. Corri il rischio di lasciare le ferite doloranti e metterci sopra qualcosa per coprirle. Corri il rischio di rinunciare a delle parti di te, perché non sai come gestirle. Rischi, infine, di perdere una grande occasione per conoscerti e tornare a costruire la vita come la desideri, realizzando ciò di cui hai bisogno, in luogo di ciò di cui credi di aver bisogno.
Eppure, proprio nel mio lavoro, ho poi visto e aiutato molte persone a rinascere proprio quando sembrava tutto crollato. A ri-scegliere il futuro con una posizione diversa, mettendo al centro i propri bisogni in modo nuovo e pieno. Ho accompagnato e assistito alla scoperta di altri lati di sé su cui investire e da cui trarre tutta l’energia che si temeva di non avere.
Invece che scegliere un ruolo di quelli preconfezionati che ho citato prima, ho contribuito alla ricostruzione di un ruolo personale che tenesse conto di una reale comprensione di sé, del partner e delle dinamiche condivise che hanno portato a separare le proprie strade. Oltre ogni senso di colpa, oltre ogni accusa e senso di fallimento.
Ogni grande crisi, ogni grande perdita, ogni grande terremoto nella tua vita, può essere una grande occasione. Sfruttala per ricostruirti un equilibrio migliore di quello precedente, più adatto a ciò che sei diventata e che ancora puoi diventare. Basta saper decifrare la provenienza dei cocci e le vulnerabilità che hanno fatto sì che le crepe diventassero crolli.
Anche e soprattutto in una fase della tua vita in cui pensavi di aver già scelto e pianificato tutto. Mentre sembrava che tutto dovesse solo procedere nel verso in cui tu ti eri preparata. Anche alla soglia di una fase di vita su cui hai le idee chiare rispetto a come “dovrebbe andare”. In particolare quando hai solo tante idee precostituite, che prescindono cioè dalla realtà. Insomma un po’ come aver fatto i conti senza l’oste, no?
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