Come (non) migliorare l’autostima: 3 false credenze

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Come (non) migliorare l’autostima: 3 false credenze

migliorare autostima

Mi piace pensare che l’autostima sia una sorta di sentimento, un sentimento di base, su cui poi si innestano tutti gli altri che proviamo nel corso della vita, rispetto a persone, situazioni, eventi, ecc.
In quanto sentimento è difficile pilotarla. Se senti di voler migliorare la tua autostima, però, devi sapere innanzitutto cosa non funzionerà, altrimenti rischi di ottenere l’effetto opposto.

 

Volevo migliorare l’autostima e invece era un calesse

 

Mi permetto di parafrasare impropriamente il titolo di un vecchio film per spiegarti che spesso i mille tentativi di miglioramento della propria autostima finiscono in un circolo vizioso che, anziché portare effetti positivi, genera ulteriori dubbi e insicurezze. Se riponi le tue speranze in qualcosa che, per definizione non funziona, in quanto non agisce su ciò che veramente conta ed è coinvolto nella bassa autostima, finirai per credere di aver sbagliato qualcosa, magari facendo largo alla sensazione di fallire sempre, anche nell’applicare quello che spacciano come “il metodo infallibile”.

Sappi però che ciò che funziona su qualcuno non necessariamente è valido come metodo e, inoltre,  quando sembra che qualcuno sia riuscito nell’intento, tieni conto del primo punto di cui ti parlerò adesso, raccontandoti 3 false credenze che girano sull’autostima.

 

1.  Non è autoconvinzione

Questo punto è fondamentale! Troppe persone credono e vogliono far credere che per migliorare l’autostima puoi fare cose come guardarti allo specchio e dirti che sei brava.

Baggianate! Scusa, ma qualcuno doveva dirtelo!

L’autostima è un sentimento talmente intimo e talmente profondo che non lo muovi di un millimetro lavorando sulla superficie.  Voglio dire che autoimporti quelle che, secondo qualcuno, sono buone pratiche non servirà affatto. Anzi, pensaci bene, perché il messaggio profondo che registri su di te quando cerchi di importi qualcosa è che ciò che ti viene spontaneo non va bene o per lo meno non è sufficiente. 

Circolano, soprattutto sul web, decine di ricette su come stare meglio con sé stessi: leggili, guardali, ascoltali, poi vai oltre. Ripeterti che vali non servirà a farti sentire che vali. I nostri sentimenti sono qualcosa di molto più complesso della mera autoconvinzione.

Sono sicura che se pensi all’innamoramento capisci di cosa sto parlando. Puoi provare a convincerti quanto vuoi di essere innamorata di qualcuno, finché non succede che ti innamori davvero: a quel punto capisci l’abisso tra ciò che provi e ciò che cerchi di provare.

 

2. Non si misura col successo

Sei portata a credere che se otterrai questo o quel successo la tua autostima migliorerà di conseguenza, ma se ti dicessi che magari è più probabile il contrario?

Se hai una buona base di autostima è più probabile che otterrai il successo che desideri, o che rileggerai sotto la lente del successo ciò che qualcuno con bassa autostima vede esclusivamente in negativo. Magari il successo è un effetto dell’autostima, ma non può esserne un indicatore.

L’autostima non è situazionale. Quello che pensi di te può essere confermato o contraddetto da alcuni eventi della vita, ma nel secondo caso sarai tu ad aprire una sorta di fascicolo per comprendere questa disconferma. Sarai tu a dare un significato e a decidere, spesso inconsapevolmente, come interpretare quella discordanza tra ciò he senti di essere e ciò che ti sembra stia accadendo. Magari aggiungerai delle informazioni, delle eccezioni o delle varianti, all’idea che hai di te e del tuo valore, anziché andare diretta a diminuire quel valore.
Questa scelta è tua.
Questa scelta è quasi sempre poco consapevole.
Questa scelta è ampiamente influenzata da ciò che di base senti verso te stessa, in altre parole dalla tua autostima.

Il mondo è pieno di esempi di persone che apparentemente hanno tutto per essere fieri di sé eppure sono infelici. Il mondo è pieno di personaggi amati e ammirati dal pubblico eppure profondamente fragili e insicuri di sé.
Molti di questi personaggi non sono neanche più tra noi, per loro scelta, proprio perché il successo, anche oggettivamente visibile e riconosciuto dal mondo intero, non è in grado di migliorare l’autostima e il sentimento di base che provi verso te stessa.
Neanche un po’.
Non oltre la superficie.

 

3. Non è solipsismo

Migliorare l’autostima non ha a che fare con il trovare in sé tutto ciò che serve. Non nel senso di trovare risposte e soluzioni definite e complete.

Una buona autostima serve più a saper attivare le risorse, interne ed esterne che siano, necessarie e non partire dal presupposto che non saranno abbastanza o che tu non sarai abbastanza.
Autostima non è nemmeno pretendere la certezza opposta: non occorre dimostrare di essere abbastanza per sé stesse.

Una buona autostima aiuta a partire alla ricerca di soluzioni, perché accoglie la consapevolezza di non dover avere già tutto, non dover essere tutto.

Una buona autostima non è correlata all’idea avere tutto in sé stessi, quanto all’idea di poter guardare serenamente anche alle mancanze, perché averne non è un tabù, chiedere aiuto tantomeno.

 

 

Non ho, adesso, una ricetta da darti su come allora puoi migliorare la tua autostima, magari condividerò qualche spunto nelle prossime Lettere Alternative, ma, io credo che già non cadere in facili promesse e illusioni sia un passo importante.

Smettere di misurare la tua autostima e di ricercarne le prove in superficie ti darà una mano a non sentirti affannata e scollegata da ciò che senti nel profondo e che comunque, che ti piaccia o no, interviene nelle tue scelte e nel tuo modo di vedere e di vederti.

Comincia a sentire ciò che senti e lascia stare ciò che “dovresti” sentire.

 

 

 


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Dr.ssa Veronica Mormina Psicologa
Dr.ssa Veronica Mormina Psicologa
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