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Dopo aver capito cosa sono e a cosa servono i capricci resta comunque la grande domanda: Come fronteggiarli? Come dovrebbe comportarsi un genitore per gestire i capricci del proprio piccolo?
A proposito delle funzioni dei capricci raccontavo della loro valenza relazionale. Al di sotto della futile richiesta oggetto delle proteste, c’è una richiesta relazionale che il bambino pone all’adulto.
Il terreno su cui si gioca la partita non è l’acquisto della merendina, il concedere un po’ giochi anche alla sorellina o il finire la pappa senza spiaccicarla ovunque.
Il rifiuto del ricatto, che il bambino fa attraverso il capriccio, rende il genitore affidabile e diffonde nel bambino un senso di sicurezza. Cedere ai capricci significa invece lasciare al piccolo l’impostazione dei confini relazionali, dunque privarlo della possibilità di sapere che c’è qualcuno che sa cosa è meglio e che l’autonomia arriverà per gradi.
Implicitamente il piccolo chiede all’adulto di mostrargli la sua stabilità e la solidità del loro legame.
La migliore risposta al capriccio è dunque la fermezza.
Il bambino che fa i capricci chiede di essere riconosciuto come soggetto con desideri, bisogni e pensieri propri, ma chiede soprattutto di verificare in modo chiaro la stabilità del suo mondo.
Ogni capriccio potrebbe avere questo sottotitolo: “sono al sicuro? ci sono cose che sono certe e sicure in questo mondo? ho bisogno di stabilità”.
Questa è l’unica linea guida da tenere a mente nel gestire i capricci dei vostri piccoli.
Attraverso i capricci il bambino “richiama” l’adulto a fornire delle risposte: “posso avere un pensiero? posso pensare qualcosa di mio e che non venga da te?”, ma anche “è vero che tu sai meglio me come proteggermi? posso stare sicuro perché ci sei tu a darmi dei confini?”
Questa prospettiva abbassa le indecisioni e le insicurezze dei genitori nel gestire i capricci. Dire di no o “scontentare momentaneamente” il proprio piccolo significa aiutarlo a crescere.
Come?
Mai con aggressività, ma nemmeno con troppi discorsi. Nel momento della crisi non serve intavolare grandi argomentazioni né dare tante spiegazioni, semplicemente perché non c’è l’attenzione necessaria. Troppe parole, anzi, rischiano di inasprire le proteste o di farvi percepire come incerti e deboli, vulnerabili al ricatto.
Una buona strategia per gestire i capricci, in alcuni casi, può essere quella di prescrivere il capriccio.
Se il vostro piccolo sta strillando o battendo i piedi perché vuole rimanere sulle giostrine del centro commerciale più di quanto gli avete concesso, una strategia potrebbe essere quella di chiedergli di rimanere lì a strillare ancora dieci minuti, mentre voi andate a comprare le cose che servono. Questa richiesta spiazzerà il bimbo e ripristinerà i ruoli.
Siate però fermi in ciò che dite. L’obiettivo è far sentire che non siete ricattabili perché avete chiaro cosa è meglio, per voi e per il vostro bambino, pur notando i suoi tentativi di prendere iniziative.
Non è molto facile far percepire il vostro ruolo come sicuro e stabile se voi in primis siete pieni di paure e dubitate di saper e poter dare confini alla relazione e al vostro bimbo.
In alcuni casi è utile richiedere una consulenza o un sostegno alla genitorialità, per costruire una relazione educativa serena e in cui ci sia spazio per i vissuti e le emozioni di tutti, grandi e piccini.
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