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è stato attivato troppo presto. Di solito è un indicatore di un codice nel plugin o nel tema eseguito troppo presto. Le traduzioni dovrebbero essere caricate all'azione init
o in un secondo momento. Leggi Debugging in WordPress per maggiori informazioni. (Questo messaggio è stato aggiunto nella versione 6.7.0.) in /var/www/clients/client1235/web3723/web/wp-includes/functions.php on line 6114Quando senti “bullismo” pensi subito ai tuoi bambini, agli adolescenti alla fermata del tram, ai corridoi di una scuola.
Questa del bullismo può sembrare un’invenzione degli ultimi anni e invece c’è sempre stato e non ne eravamo consapevoli.
Su questo tema le cose da dire sarebbero molte, a cominciare dai segnali e dalla prevenzione, ma io voglio parlare a te, che forse sai bene cosa sia il bullismo, ma non sono sicura della tua consapevolezza.
Perché il bullismo lascia solchi, ma spesso sono superficialmente coperti. Quanto basta a non vederli. Ma non abbastanza da non sentirli.
Quindi parlo a te che “meno male la scuola è finita”
a te che “i compagni di scuola? se li vedo cambio strada”
a te, che ti rivedi disegnata su quella lavagna: cicciona, con enormi e spessi occhiali, con i brufoli e forse persino i baffi.
E quante volte ti sei sentita troppo? Troppo ingombrante o persino troppo minuta, troppo imperfetta, troppo fuori standard?
Dico a te che se devi parlare a una riunione di lavoro ti spuntano chiazze rosse sul collo, e ti senti piccola e incerta, come quando ti interrogava in cattedra il prof di scienze e puntualmente qualcuno dall’ultimo banco (sempre la stessa persona) faceva una pernacchia. Tutti ridevano, più o meno celatamente.
Dico a te che hai ancora dentro i solchi di quelle occhiate, di quelle risatine, di quelle parole. I solchi della cattiveria dei cattivi, ma, soprattutto, quelli del tacito assenso di tutti gli altri. Gli ignavi.
Nessuno ti aveva spiegato quella fretta di diventare grande per scappare da quel mondo, per difenderti meglio, per non averci più a che fare. Speravi.
Dico a te, che “per fortuna l’adolescenza è finita” e poi un giorno ti torna tutto addosso.
La paura fortissima del giudizio e dello sguardo degli altri, il rifiuto per il tuo aspetto, il timore di sembrare ridicoli, la sensazione che comunque qualcosa ti sfugge ancora e resti sempre un po’ fuori posto. Un pochino, in ogni posto.
Forse quelle ferite le hai solo coperte per non attirare altri predatori.
Forse quelle ferite non le hai mai veramente curate.
Oggi, forse, quel dolore è sopportabile, ma qualche volta torna di colpo tutta quanta la fragilità e condiziona la tua vita. Ancora. Il tuo presente.
Perché pensi sia affare da ragazzini, o che le tue insicurezze siano da nascondere e “per favore non farmici pensare a quel periodo, non parliamone più!”.
Durante i percorsi di psicoterapia succede con una certa frequenza che le persone a un certo punto si rendano conto di quanto certe frasi, certi trattamenti e certi silenzi abbiano tracciato il loro carattere.
Di quanto si trovino oggi a combattere battaglie contro sé stesse e contro mille paure. Senza trovare gli strumenti adatti. Sentendosi sempre un po’ sfinite dalla lotta: a volte sfiduciate, altre volte furiose.
Spesso si arriva a parlare di bullismo mentre si cerca la risposta a un comportamento presente, che con molta probabilità può rendere infelice anche il futuro.
Se ti ritrovi in queste parole, pensaci. Il presente è tuo. Il futuro ancor di più e un buon lavoro di psicoterapia può farti riprendere la tua rotta.
E infine, non sei sola.
Non lo sei mai stata, anche se forse nessuno te lo ha detto. Guarda questo breve video e non avrai più dubbi.